«Si sente affermare da più parti che per favorire lo sviluppo bisogna investire su formazione e ricerca. Poi ci si scontra con la crisi, con la diminuzione delle risorse e la necessità di risparmiare. È un circolo vizioso che va rotto. Noi come FLC trentina abbiamo provato a sostenere un modello di scuola anche prescindendo dai tradizionali investimenti».
Gloria Bertoldi, all'ultimo atto da segretaria generale della FLC CGIL del Trentino, ha rivendicato così la bontà del lavoro svolto dal sindacato di via dei Muredei nel confronto con la Provincia sulla scuola nella sua relazione al congresso della categoria tenutosi al Muse. Bertoldi, che a partire da questa assise lascerà la guida della FLC, ha ricordato infatti che, pur a fronte di una riduzione delle risorse del bilancio provinciale, il Trentino ha acquisito la delega sull'Università, ha difeso i livelli occupazionali altrove martoriati dalla riforma Gelmini, ha sostenuto la ricerca con un investimento complessivo annuo pari a quasi il 2% del Pil provinciale.
Mentre oggi la prospettiva annunciata dal nuovo governo provinciale è quella di arrivare ad una significativa stabilizzazione del personale insegnante a tempo determinato. Ma la segretaria generale uscente non si è nascosta che l'azione di riforma non è conclusa e che le risorse probabilmente non aumenteranno. «Nonostante questo - ha ribadito Bertoldi - dobbiamo avere il coraggio di aprire una stagione nuova nel fare sindacato, cercando di governare il cambiamento perché in una fase di stravolgimento globale quello che non si può fare, è stare fermi. Anche la scuola, insieme a tutti gli altri servizi pubblici, debbono saper cambiare».
Tutto ciò porta con sé nuove responsabilità per il sindacato soprattutto in un contesto come quello trentino dove le competenze, anche quelle contrattuali, sono in capo alla Provincia e non allo Stato. «Per questo motivo - ha ribadito - il sindacato deve puntare sulla formazione continua e sulla qualificazione del proprio personale. LaRes, la scuola unitaria per sindacalisti promossa da Cgil, Cisl e Uil del Trentino, è una risposta positiva a questa esigenza».
Detto del buon esito della prima contrattazione sul passaggio del personale dell'Università alla Provincia, Bertoldi ha ricordato le prossime sfide. In particolare ha citato il polo della Meccatronica a Rovereto che coinvolge due scuole professionali e tecniche, un corso di laurea e un centro di ricerca, la riorganizzazione della scuola dell'infanzia a partire dal tempo scuola, il tentativo di riaprire la contrattazione per il personale docente e non docente della scuola, anche per venire incontro alle richieste degli insegnanti di sperimentare un nuovo rapporto tra profili professionali e livelli stipendiali. Il tutto per qualificare un sistema scolastico già su buoni livelli. «Dal rapporto Ocse Pisa 2012 - ha ricordato Bertoldi - emerge che il Trentino è in vetta alla classifica. Ciò è reso possibile dalla tenuta dell'intero sistema scolastico provinciale».
Venendo poi alla questioni più organizzative, la segretaria uscente ha presentato dati lusinghieri sul fronte del tesseramento. La FLC CGIL infatti è passata da 1.600 iscritti circa del 2009 ai poco meno di 2.200 iscritti del 2013. Ma Bertoldi non ha taciuto alcune criticità, prima fra tutte l'invecchiamento degli iscritti al sindacato - solo il 13% degli iscritti alla FLC ha meno di 35 anni - e la scarsa partecipazione alle assemblee congressuali. «Solo l'11% degli iscritti - ha argomentato la segretaria generale uscente - ha votato uno dei due documenti nazionali. Forse le modalità con cui si organizza la fase congressuale non invogliano la partecipazione. Molti ci hanno sottolineato la distanza degli argomenti trattati con la realtà quotidiana e ci hanno invitato ad avviare modalità di coinvolgimento e di discussione più concrete e pragmatiche».
Tavola rotonda sulla sperimentazione voluta dall'ex ministro Carrozza per l'accorciamento da 12 a 13 anni di primo e secondo ciclo di istruzione.
A 18 anni un giovane raggiunge la maggiore età, può esercitare il diritto di voto e può rappresentare i cittadini in tutte le istituzioni. Ma per la scuola italiana resta un ragazzo cui impartire lezioni secondo una didattica tradizionale senza permettergli di fare alcuna esperienza in autonomia e con poche occasioni di incontro con il mondo del lavoro o con i livelli di istruzione post diploma. Da queste contraddizioni è partita la tavola rotonda organizzata dalla FLC CGIL del Trentino, in occasione del terzo congresso della categoria sindacale che tutela il personale docente e non docente della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria, della formazione professionale e dell'università.
Un tema quello dell'uscita da scuola a 18 anni non molto dibattuto nel mondo scolastico provinciale, dove il confronto è per lo più incentrato su altre questioni, dalle lingue straniere alle stabilizzazioni passando per i sistemi di reclutamento. Per questo il confronto tra Sandra Boccher (ass. Proteo Fare Sapere), Alberto Tomasi (dirigente liceo Da Vinci), Edoardo Benuzzi (già segretario Cgil Scuola), lo storico Quinto Antonelli e Americo Campanari (centro nazionale FLC CGIL), è stato ricco di spunti apprezzati dalla platea congressuale della FLC trentina. Tra l'altro, l'accorciamento dei cicli scolastici a 12 anni rispetto agli attuali 13, articolati in 5 anni di scuola primaria, 3 anni di scuola secondaria inferiore e 5 anni di scuola secondaria superiore, è al centro di alcune sperimentazioni volute dall'ex ministro Carrozza.
«La questione - ha ricordato però Sandra Boccher - è stata posta fin dal 1997 visto che la riforma dei cicli scolastici del ministro Berlinguer si proponeva di far concludere il periodo di formazione superiore a 18 anni». Per Alberto Tomasi ha senso affrontare questo tema soprattutto per migliorare la transizione tra scuola e lavoro o Università. «Invece di tagliare l'ultimo anno di scuola superiore - ha ipotizzato il dirigente del Da Vinci - si potrebbe pensare di utilizzarlo in maniera flessibile come strumento per organizzare stage formativi in azienda, per raccordarsi con i percorsi dell'alta formazione professionale, per una preparazione individualizzata in funzione universitaria o per periodi di studio all'estero». Tutte proposte che prevedono l'attivazione di profili professionali nuovi all'interno della scuola che aiutino i giovani in primo luogo nell'orientamento.
Piuttosto che alla riduzione di un anno della scuola superiore, Edoardo Benuzzi si è detto invece propenso ad intervenire sul primo ciclo (scuola primaria e secondaria inferiore) riducendo da 8 a 7 gli anni di scuola e migliorando le fasi di transizione tra i diversi gradi di istruzione. «Non dobbiamo però dimenticare - ha avvertito Benuzzi - che la scuola di base non è tutto. Anche un laureato se smettere di avere familiarità con libri, studio o aggiornamento, in pochi anni dimentica quello che ha studiato a scuola. Il tema centrale è quindi la formazione continua». E a chi paventa che l'uscita a 18 anni sarebbe attuata solo per tagliare nuove risorse alla scuola, Benuzzi ha replicato sostenendo che «se una riforma è sostenibile pedagogicamente e in aggiunta produce risparmi, che male c'è? Fare di più con meno non è mica da buttar via».
Mentre Quinto Antonelli, autore del libro "La storia della scuola trentina", ha ricordato come a volte nella sua storia, fin dai tempi di Maria Teresa d'Austria, il Trentino autonomista abbia vissuto di nostalgie e, invece di sperimentare, abbia assunto posizioni di conservazione di fronte agli ammodernamenti del sistema di istruzione introdotti a livello centrale, Americo Campanari ha bocciato su tutta la linea le sperimentazioni in atto sul tema dei 18 anni. «Non è sbagliato - ha detto il rappresentante della FLC nazionale - affrontare il tema. Ma le priorità sono altre, in primo luogo le risorse, l'alta dispersione scolastica, l'obbligo a 18 anni, il basso tasso di diplomati e di laureati. Sono questi i temi su cui ci chiede di intervenire l'Europa».
«Certo - gli ha però replicato Tomasi - ma su queste questioni il Trentino ha già raggiunto gli obiettivi fissati dalla Ue e le risorse investite nel sistema di istruzione non sono state falcidiate». Insomma, pensare ad una sperimentazione in Trentino anche sul tema dell'accorciamento del periodo di istruzione scolastica non è impossibile.
Cinzia Mazzacca è stata eletta alla guida della FLC CGIL del Trentino per i prossimi quattro anni. Lo ha deciso il nuovo comitato direttivo nominato dall'assemblea congressuale della categoria del personale della scuola, della formazione professionale e dell'università. Mazzacca, che prende il posto della segretaria uscente Gloria Bertoldi, è stata votata all'unanimità dal direttivo. Cinzia Mazzacca, docente di scienze, è iscritta alla Cgil del Trentino dal 2000 ed è in segreteria della FLC CGIL dal 2006. Gloria Bertoldi continuerà ad operare nel sindacato in quanto membro della segreteria confederale della Cgil del Trentino, i cui incarichi dovranno essere rinnovati dopo il congresso provinciale del 27 e 28 marzo prossimi.
Alle 21 assemblee di base organizzate dalla FLC ha partecipato circa il 11% degli iscritti che hanno votato con il 92% delle preferenze il documento "Il lavoro decide il futuro", prima firmataria la segretaria generale Susanna Camusso.
Al congresso hanno partecipato 61 delegati di cui 30 donne e 31 uomini. Sono stati eletti:
Il direttivo provinciale FLC CGIL Trento è composto da 23 componenti (11 donne e 12 uomini; 13 nuovi incarichi e 10 conferme; 3 giovani). Oltre alla segretaria Mazzacca, ne fanno parte Valeria Allocati, Daniela Baraldi, Andrea Bertamini, Maria Pia Betta, Sandra Boccher, Andrea Bommasar, Maurizio Cari, Alessandro Chiasera, Marino Cofler, Stefano Cristofori, Fiorenzo Fedel, Biancalbina Francesconi, Laura Fratton, Francesca Leonardi, Luca Martinelli, Gabriella Merz, Giorgio Nicoletti, Massimiliano Prezzi, Katia Ruaben, Luca Scalzeri, Guerino Silvestri e Silvia Tumolo.
Il collegio dei revisori è composto da due 2 donne e 1 uomo.